Biografia

Albino Vescovi nasce a Berna (Svizzera tedesca) nel 1965. Agli inizi degli anni Ottanta, inizia a dipingere e successivamente si trasferisce in Italia nei luoghi d’origine della famiglia per frequentare i corsi di pittura presso l’Istituto d’Arte “Paolo Toschi” di Parma dove consegue il diploma nel 1986. Ancora studente, esordisce con una mostra personale a Cremona nella Galleria Spazio Confronto. Nel 1994 consegue il diploma di laurea in Architettura presso il Politecnico di Milano. Effettua diversi viaggi nelle principali città d’Europa per ampliare ed approfondire le sue conoscenze sull’arte. Rimane profondamente impressionato da Turner, Tapies e Klee. In questa fase la sue ricerca partendo dall’analisi esterna del visibile si dilata in una narrazione fantastica per arrivare nelle opere recenti a lavori di forte suggestione e gestualità segnica.
Nel 1997 partecipa alla mostra “Pittura Castellarquato” allestita presso il Palazzo del Podestà, accanto ad Asveri, Barber,Bargoni, Fiannacca e Giani. Fra le sue principali esposizioni, nel 1991 personale alla Galleria Spazio Confronto di Cremona, nel 1992. “Variazione sul tema” a Seveso e “Coenobium” a Fiorenzuola d’Arda che vede l’anno successivo a “Gymnasion”. Nel 1995 alla Galleria Le Pietre di Arenzano, nel 1996 personale “Rivelazione”, a cura di Gianni Cavazzini, alla Galleria Spazio Centro-Immagini Contemporanee di Parma, nel 1997 al Palazzo del Podestà di Castell’Arquato, nel 1998 presso la Galleria Spazio Centro-Immagini Contemporanee di Parma e nel 1999 VI Biennale di Cremona. Vive e lavora a Castell’Arquato (PC) dove risiede.

 

Critica

La pittura di Albino Vescovi, ci conduce con le vibranti visioni notturne, verso la sfera del “profondo”. Nei suoi lavori le forme generate da un grafismo insistente e filiforme (da portarci alla mente, seppure filtrarti, Wols ed il primo Scanavino), palpitano e affondano nelle velate superfici cromatiche, in uno spazio buoi ed irreale. Dalle superfici inchiostrate, un bagliore di luce sembra provenire dal fondo, dandoci la sensazione di segnalarci qualcosa d’impalpabile, di irraggiungibile: la luce. L’artista nella sua ricerca pittorica pare inseguire questo elemento etereo interno, essenziale e nei suoi lavori, a cui egli rinvia simbolicamente un significato anelante alla salvezza dal caso circonstante del mondo. Luce, manifestano le sue opere, come una ricerca di una centralità trascendente. Un trascendente che per Vescovi è mistico, ma anche ricerca dell’”anima” della pittura. Con queste opere dunque egli crea un ipotetico collegamento tra il mondo sensoriale e l’ignoto. Il pittore arquatese di origine svizzere (venuto a vivere in Italia nel 1981 per studiare pittura), si è formato culturalmente nel nostro paese, e a questa ricerca del “profondo” è arrivato partendo dall’analisi esterna del visibile, ne testimonia la prima produzione artistica, dove è presente una narrazione fantastica costituita da paesaggi lunari, visioni urbane aeree, abitate da uomini ridotti a sagome schiacciate nella materia e dall’aria trasognata. Da questo caos fiabesco egli ha isolato un piccolo elemento, imploso nella superficie, apparentemente insignificante: un quadro luminoso, che è divenuto cifra stilistica della sua pittura. È come se egli avesse percepito in questa dilatazione narrativa la paura di perdersi, ed improvvisamente, come per intuizione, l’esigenza di attirare il mondo verso il centro, alla sua origine primordiale. Il quadro, elemento minimale, forza centripeta della composizione, in seguito, dall’artista è usato costantemente nelle sue opere. Dopo averlo dilatato, sfibrato, alterato, aggredito, ne ha scoperto, nella prassi pittorica, una “fenomenologia” interna, ricca di sorprese. La gestualità segnica, sempre più frenetica, pari a scariche improvvise, rinchiusa nell’elemento base, gli ha permesso di portare in superficie le forze sotterranee dell’Es: quell’io nascosto che cercava da tempo, troppo tempo, la luce.

                                                                                                                                                                                             Giuseppe Pannini

programs of LSD bring a deeper sense of harmonies through resonating ourselves. This helps to uplift our consciousness and open the center of our heart-awareness. A true shift happens from the mind to the heart. EXPERIENCE The last three programs is where the journey of consciousness really begins. By stepping out of our personhood or ego, we enter and experience the source of joy, a pure state of neutral conscious awareness. From there, as the journey continues, we start to explore and live the expansion of different dimensions of consciousness beyond joy itself.